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Dalla California a Norma per ritrovare la famiglia

by Beatrice Cappelletti

Norma

Un labirinto di vicoli, la vecchia casa vicino la chiesa, la strada in discesa percorsa con il carico di panni per raggiungere i lavatoi a Ninfa e poi il sapore degli gnocchi, il profumo delle caldarroste e di quei biscotti a forma di ciambella ricoperti di zucchero, preparati con vino e anice. Immagini di racconti, sapori e profumi sigillati nella mente di un bambino a casa dei nonni, in America. Una casa e una famiglia costruite con mattoni di speranza e con il cemento della nostalgia a migliaia di chilometri dal proprio paese natio.

Quel bambino nato nel West Virginia e cresciuto in California, non ha mai dimenticato quei racconti e quei sapori conosciuti nella casa dei nonni e sempre ricordati da sua madre, Rita Norma, chiamata come il paese da dove i suoi genitori erano partiti in cerca di una vita migliore. L’affetto che lo lega ai suoi nonni e alla sua famiglia è forte, come la nostalgia che legge a volte nei loro occhi, così, diventato adulto, cerca notizie sul loro passato. Victor, mettendo insieme i ricordi e cercando tra i dati dei tanti immigrati italiani in America, scopre che suo nonno Filiberto Cappelletti aveva lasciato il suo paese, Norma, nel gennaio del 1921, pochi giorni prima di compiere 23 anni. S’imbarcò a Napoli e dopo due settimane di viaggio arrivò a Watertown, New York, dove rimase per qualche tempo prima di trasferirsi a Martins Ferry Ohio, lavorando in una acciaieria insieme a tanti connazionali. Qui sposò Maria Dell’Omo, anche lei immigrata con la sua famiglia normese e qui nacque la prima dei suoi tre figli. Trascorrono anni difficili, gli italiani erano spesso emarginati. Negli anni ’60 Filiberto e Maria si trasferirono in California, dove viveva la figlia con la sua famiglia e dove potranno vivere più serenamente. Dopo la loro morte, Victor continuerà a raccogliere tracce del loro vissuto, fotografie, carte e lettere scritte in una lingua che non è la sua. Tenta di cercare notizie sui suoi parenti italiani, compie per tre volte un viaggio a Norma, senza successo. Finché un giorno, attraverso il web, legge una storia molto simile alla sua: una famiglia originaria proprio di Norma e col suo stesso nome, proprio da un articolo su Lepini Magazine. È il filo che lo porterà a riallacciare il legame con la famiglia e i luoghi dei suoi nonni e bisnonni, ritrovando la strada per poterli vivere e conoscere di persona. Lettere, ricordi, vecchie foto, racconti scambiati per mesi via web hanno in parte colmato l’oceano di distanza. Finché finalmente il desiderio si avvera: portando con sé la lunga lista dell’albero genealogico, torna a Norma, dove i nonni non erano più tornati e incontra i suoi cugini italiani. Percorre con loro le strade del loro vissuto, visita le case dei nonni e la chiesa dove erano stati battezzati, Norba e Ninfa, dove la bisnonna andava per lavare i panni dei “signori” Felici. I ricordi prendono forma, quei fili mai spezzati continuano il loro ricamo proprio il 20 gennaio, giorno di nascita di nonno Filiberto. “I muri che so’ muri eppuro s’arincontreno” ha detto nonno Floro, novantenne, riconoscendo nella foto inviata da Victor, l’immagine dello “zio americano” mai tornato. “Each family has story within it which would make a great novel” diceva Rita Norma a suo figlio Victor. Ed è proprio così. Un romanzo avventuroso ed emozionante che ha attraversato un secolo di storie, affondando le radici nella realtà della nostra terra lepina.

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