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Lovecraft e l’archeoastronomia

by Cristina Villanova

“… In questa lettera a “Scientific American” [3] Lovecraft ricorda che ci sono sette comete conosciute che hanno l’afelio (il punto più distante dal Sole della loro orbita) a circa 100 UA (una unità astronomica è la distanza media Terra-Sole e vale circa 150 milioni di km) e che gli astronomi pensano che questo sia dovuto alla presenza di un pianeta avente un raggio orbitale attorno alle 100 UA. Dopo questa introduzione, spiega che lui stesso ha trovato un addensamento degli afeli per diverse comete attorno alle 50 UA dal Sole e che anche questo potrebbe essere dovuto all’azione gravitazionale di un pianeta sconosciuto. Scrive Lovecraft: <<Chi scrive ha notato che ci sono molte comete che con i loro afeli si addensano attorno alle 50 UA, dove potrebbe orbitare un pianeta di massa apprezzabile. Se i grandi matematici del nostro tempo cercassero di calcolare l’orbita da questi afeli dubito che possano avere successo; >> Naturalmente Lovecraft non aveva i mezzi tecnici per verificare la sua ipotesi, ma invitava gli astronomi suoi contemporanei a cercare un nuovo pianeta lungo la fascia dell’eclittica, impiegando la stessa tecnica utilizzata per gli asteroidi. Evidentemente, aveva a disposizione un elenco delle comete allora conosciute, con tanto di elementi orbitali, e aveva tracciato un diagramma con la posizione dei perieli in funzione della distanza dal Sole. In effetti la concentrazione di afeli a 50 UA è davvero presente. Tutto sommato, niente male per una persona che detestava la matematica e la geometria. Ma Lovecraft e l’ipotetico pianeta trans-nettuniano erano destinati ad incrociare ancora le loro storie. Nel febbraio 1930, circa un mese prima che venisse resa nota la scoperta di Plutone, Lovecraft inizia a scrivere uno dei suoi racconti più belli, “The Whisperer in Darkness” (tradotto in italiano con il titolo: Colui che sussurrava nelle tenebre, [4]). Il racconto si suddivide in due parti. Nella prima, il protagonista (Albert N. Wilmarth, docente di letteratura inglese e appassionato studioso del folklore locale alla Miskatonic University di Arkham, Massachusetts) ha un rapporto epistolare con Henry Akeley, un gentiluomo di Townshend nel Vermont, che sostiene di essere entrato in contatto con una razza aliena che si nasconde nelle foreste e nelle montagne attorno alla sua fattoria. A supporto della sua tesi Akeley invia a Wilmarth la registrazione fonografica di una conversazione fra umani e alieni e alcune foto delle impronte delle misteriose creature. Nella seconda parte Wilmarth, impressionato dal materiale ricevuto, va a fare visita ad Akeley e si rende conto che è tutto vero! Quando arriva, Akeley è già stato rapito dagli alieni ed è pronto per essere mandato sul loro pianeta di provenienza, Yuggoth. Lo stesso Wilmarth si salva a stento dal fare la stessa fine, con una roccambolesca fuga dalla fattoria infestata dagli alieni. Il racconto venne concluso nel settembre 1930 e pubblicato sulla rivista di racconti horror e fantastici “Weird Tales” (Strani Racconti) nell’agosto 1931. In The Whisperer in Darkness, Lovecraft identifica Yuggoth con Plutone che, appunto, era stato appena scoperto. Narra infatti Wilmarth, alla fine della sua avventura [4]: <<Quelle colline selvagge sono certamente l’avamposto di una terribile razza cosmica: non ho più il minimo dubbio, dopo avere letto della scoperta di un nono pianeta più lontano di Nettuno, evento questo predetto esattamente da quei mostri. Gli astronomi, senza rendersi affatto conto di quanto sia appropriato quel nome, lo hanno chiamato Plutone. Sento, senza nutrire il minimo dubbio, che di altro non si tratta se non di Yuggoth, il mondo avvolto nelle tenebre….>>. Da questo racconto è stato tratto un omonimo film che ha visto la luce nel 2011, prodotto da Sean Branney, Andrew Leman e David Robertson, distribuito dalla HP Lovecraft Historical Society [5].”

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