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Elezioni da ripetere, Latina di fronte al bivio

by Paolo Del Conte

Latina – Neanche il tempo di festeggiare l’ottimo risultato del Governance Poll 2022, che lo ha visto confermarsi tra i quindici sindaci più graditi d’Italia, che il Tar di Latina ha annullato la proclamazione degli eletti alle consultazioni dello scorso ottobre, causando la conseguente decadenza del primo cittadino Damiano Coletta. Ora la palla passa al Consiglio di Stato, che dovrà confermare la sentenza del Tar di procedere a una nuova votazione nei seggi in cui si sono verificate delle irregolarità nel conteggio delle schede, oppure prendere altre decisioni. Nel frattempo le forze politiche, già in fibrillazione per le dinamiche di una nuova campagna elettorale, sia pur limitata a un quarto delle sezioni, devono fare i conti con la chiamata alle urne per le Politiche, che sicuramente causeranno ulteriori sommovimenti all’interno degli schieramenti. L’addio a Forza Italia di importanti esponenti nazionali potrebbe anticipare la fuoriuscita di alcuni protagonisti della scena locale, anche tra coloro che erano candidati nelle liste a sostegno di Vincenzo Zaccheo, col paradosso che più di qualcuno potrebbe aver già cambiato maglia al momento delle nuove elezzioni. Tantopiù che in Consiglio comunale si era già verificato un addio: quello di Alessio Pagliari, che aveva lasciato la civica di Latina nel cuore per approdare alla Lega, e adesso – se si tornerà a votare – dovrà chiedere la preferenza nella sua vecchia lista per poter tornare a occupare uno scranno in piazza del Popolo. Inoltre, lo scarto minimo tra le preferenze degli eletti e quelle di chi era rimasto fuori dall’assise potrà determinare cambiamenti sia nella geografia del voto, sia nella composizione del Consiglio. I nodi da sciogliere sono tanti, e sicuramente il voto politico in autunno ingarbuglia ulteriormente la matassa, con un’ulteriore scadenza all’orizzonte: se, come sembra, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sarà candidato, anche il rinnovo della Pisana potrebbe essere più prossimo di quanto si pensasse, con la scadenza naturale a marzo 2023, facendo emergere aspirazioni che avrebbero potuto rimanere sottotraccia per non incidere sugli equilibri cittadini. Il Consiglio di Stato potrà districare alcune situazioni, ma di certo gli elementi di conflitto oramai sul tavolo rischiano di compromettere la stabilità del governo cittadino.

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