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Patrimoni del territorio, la Regione interviene

by Paolo Del Conte

San Felice Circeo – C’è la pubblicità del tizio che, vistando un appartamento da acquistare, si sente talmente a suo agio da denudarsi, fare una doccia e offrire un drink all’esterrefatto agente immobiliare. C’è lo spot, più tradizionale, del bimbo che costruisce una casetta di cartone, la mostra entusiasta alla mamma e si chiede quanto possa valere: per stabilirlo, interpella un noto portale di annunci. Su quest’ultimo, così come sul sito web del giovane desnudo, da metà aprile era possibile consultare una singolare proposta di vendita. Un terreno a San Felice Circeo, come apparentemente ce ne sono tanti. Certo,
la dimensione non è irrilevante: duecento ettari, che tradotto in metri quadri fa due milioni (!), ma per il target a cui l’offerta è rivolta – aziende che si occupano del taglio e della rivendita della legna – l’area appare confacente, con le sue colture di Leccio, Corbezzolo ed Erica. Ma proseguendo nella lettura qualche interrogativo sorge. La proprietà non ha sbocco al mare, e il terreno non è edificabile: beh, non suona poi così tanto strano, in fondo siamo in un’area prossima al Parco nazionale… No,
siamo proprio dentro il Parco, l’annuncio lo specifica a chiare lettere, anzi – per la precisione – sul promontorio del Circeo, tra i cosiddetti Quarto Caldo e Quarto Freddo, per la rispettiva esposizione a sud e a nord. E, non solo, la proprietà ricomprende anche il Picco di Circe, che – specifica l’inserzione – “con i suoi 541 metri sul livello del mare è il punto più alto di tutto il promontorio”. Il terreno “di grande prestigio” consente di godere “a 360 gradi di un panorama mozzafiato di ineguagliabile bellezza”, esattamente quello che ben conoscono i tanti escursionisti che si inerpicano sul Picco, talmente meraviglioso da aver conquistato la copertina del National Geographic. Il valore viene definito “inestimabile”, eppure un prezzo ce l’ha, e pure di saldo: 300 mila euro, l’equivalente di una villetta a schiera in periferia a Latina. Forse qualche ambientalista ha pensato a vendere casa e trasferirsi in una tenda sul promontorio, al fine di tutelarne l’ecosistema ed evitare l’ennesimo scempio. Per fortuna, su sollecitazione del consigliere regionale del capoluogo Enrico Forte, è intervenuta la Regione Lazio che ha acquisito l’area al patrimonio pubblico. Non stupisca che sezioni del Parco nazionale siano di proprietà privata, così era alla sua istituzione nel 1934 e così è rimasto, al punto che anche il Lago di Paola non è demaniale. L’unica speranza è che, se si ripresentassero annunci di tale portata, le istituzioni rimangano con le antenne sintonizzate e il portafoglio pronto.

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