Sezze – Una vera e propria batosta per le casse del Comune di Sezze la sentenza pronunciata dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale Ordinario di Roma, chiamata ad esprimersi sul ricorso presentato dall’ente setino nei confronti della Regione Lazio a fronte della richiesta di risarcimento di 1,3 milioni di euro finanziati per i lavori del Teatro Italiano, l’Anfiteatro di Sezze. Il giudice monocratico Eugenio Curatola ha ripercorso per intero le tappe della vicenda, a cominciare dal lontano 2005, anno in cui il Comune di Sezze, all’epoca guidato da Lidano Zarra, aveva approvato il progetto definitivo per la ristrutturazione della struttura e chiesto ed ottenuto dalla Regione 931mila euro per il primo lotto di lavori, 482mila per il secondo lotto. I due interventi di ristrutturazione avevano preso avvio, rispettivamente, nel 2005 e nel 2006. Il 31 agosto 2007 il direttore dei lavori aveva certificato l’ultimazione e la regolare esecuzione degli interventi per il primo lotto, mentre il 31 ottobre 2008 aveva certificato l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori relativi al secondo. Il 3 marzo 2009 la giunta comunale, stavolta presieduta dal sindaco Andrea Campoli, aveva approvato il progetto definitivo dei lavori relativi al III lotto funzionale (considerato di completamento) per l’importo complessivo di 600.000 euro, il 90% dei quali da richiedere alla Regione, Ma questa ultima richiesta alla Pisana non aveva ottenuto alcun esito e il 30 ottobre 2012 il collaudatore dei lavori inerenti al I e al II Lotto aveva dichiarato gli stessi non collaudabili, non perché non ultimati o affetti da vizi e difetti costruttivi, ma in ragione dei danneggiamenti che le opere avevano subito a causa di atti vandalici e furti. La non operatività della struttura aveva spinto ad intervenire anche la Comunità Europea, che aveva chiesto spiegazioni alla Regione, che il 16 dicembre 2015 aveva stabilito di revocare i finanziamenti concessi per i due lotti e il 14 marzo 2016 aveva confermato integralmente il provvedimento e comunicato al Comune gli estremi bancari per la restituzione delle sovvenzioni revocate. Da qui il ricorso del Comune di Sezze, basato su una presunta violazione da parte della Regione dell’obbligo di correttezza, buona fede e buon andamento. Dalla sentenza, invece, emerge che il Comune di Sezze non ha completato l’esecuzione dei progetti esecutivi approvati, ha realizzato soltanto in parte i lavori previsti nel 2° lotto funzionale, ha violato gli atti di impegno sottoscritti, ha manifestato solo a novembre 2012 agli organi competenti nella gestione del DOCUP l’esigenza di compiere ulteriori interventi per garantire l’operatività dell’opera. D’altra parte, sempre secondo il Tribunale, non appare ravvisabile una responsabilità della Regione nella causazione dei presupposti della revoca, neanche in relazione alla domanda di finanziamento del III Lotto. L’ente regionale, in realtà, aveva già provveduto a concedere il contributo per un secondo Lotto funzionale, non adeguatamente utilizzato dal Comune per completare l’esecuzione degli interventi necessari a garantire l’operatività della struttura e a rispettare gli impegni assunti: “Si deve ritenere dimostrato – si legge nella sentenza – che la revoca del finanziamento è stata determinata esclusivamente da una serie di inadempimenti addebitabili al Comune di Sezze. Tenuto conto della documentazione prodotta, lo stesso Comune deve essere, quindi, condannato alla restituzione in favore della Regione Lazio della complessiva somma di 1.323.651,72€, oltre interessi legali dalla domanda al saldo e rifusione delle spese di lite che si liquidano in 16.686€ tra esborsi e compensi, oltre alle spese generali, all’Iva e ai contributi come per legge”. Sulla notizia è intervenuto il sindaco Lidano Lucidi: “La decisione del Tribunale certifica a chiare lettere quali siano state le responsabilità amministrative e politiche negli ultimi 16 anni. Per i cittadini, nei confronti dei quali mi sento di esprimere un forte sentimento di vicinanza e con loro un senso di sdegno rispetto a quanto accaduto, oltre al danno si palesa anche la peggiore delle beffe. La città per 3 lustri è stata privata di uno dei suoi simboli, trasformato in un vero e proprio Ecomostro. Ed oltre a dover rinunciare al suo utilizzo e a vederlo ridotto in quello stato orrendo, adesso i cittadini devono sapere che parte delle nostre tasse andrà a finire non alla crescita della città, ma a risarcire chi sulla nostra città aveva deciso di investire. Questa nuova tegola, infine, rappresenterà un serio problema in ambito di bilancio. Non è mio costume esimermi dalle responsabilità, ma in questo caso posso sostenere senza timore di smentite che questa amministrazione si è trovata a che fare con un’eredità pesantissima, con debiti che superano i 5 milioni di euro tra ripianamento disavanzo, debiti fuori bilancio e in ultimo la sentenza”.
Sentenza sull’Anfiteatro: il Comune di Sezze dovrà risarcire la Regione per 1,3 milioni di euro
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