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Archeoastronomia, cos’è e come è nata

by Cristina Villanova

A partire dal mese di ottobre, sulla nostra rivista, una nuova rubrica sarà dedicata all’archeoastronomia. Spiegherò in cosa consiste e descriverò i siti archeologici connessi con un allineamento stellare presenti nel nostro territorio spostandoci anche nel resto di Italia e del mondo. Nella scrittura dei miei articoli, mi avvallerò di informazioni provenienti da siti specializzati in tale studi. Il seguente articolo è tratto da scritti di Paolo Colona, astrofisico e responsabile dal 2017 del Programma Nazionale di Ricerca “Archeoastronomia e Storiadell’Astronomia” della UAI (Unione Astrofili Italiani – www.uai.it). Intanto è giusto partire dal concetto basilare e introdurre spiegando cos’è l’archeoastronomia. Essa è una scienza che studia l’antico sfruttando cognizioni astronomiche, così tanto giovane che perfino la definizione non è condivisa.
Pochi anni fa ci eravamo soffermati sul metodo dell’archeoastronomia (lavoro che si può leggere qui), ma chiaramente la sua definizione è un problema ancora più fondamentale.

Raccolta delle definizioni disponibili
In letteratura si trovano moltissime definizioni dell’archeoastronomia. Anche una breve ricerca mostra che non convergono. Talvolta nemmeno si sovrappongono parzialmente.
Spesso l’archeoastronomia si confonde con la semplice storia dell’astronomia, altre volte la si riduce allo studio delle “pietre”, cioè allo studio delle civiltà megalitiche, e talvolta non la si distingue dalla più generale astronomia culturale.

Come individuare una definizione
Seguendo un metodo a priori, ogni archeoastronomo, in base alla propria esperienza, può escogitare una definizione personale dell’archeoastronomia. Un problema legato a questo metodo è che, come dimostrano i fatti, le definizioni tendono a divergere, e quindi non valgono per tutti.
D’altro canto si può tentare una definizione a posteriori effettuando una rassegna dei lavori presentati ai congressi di archeoastronomia: l’elenco degli argomenti rispecchia sicuramente l’attività del ricercatore in archeoastronomia.
Anche questo approccio tuttavia ha dei limiti: possono infatti esserci processi di selezione per cui la definizione emergente risulterebbe falsata, in qualche modo distorta. Ad esempio si può facilmente notare che chiunque può fare misure di allineamento di pietre (perché sostanzialmente basta una “bussola” o anche solo Google Maps) mentre non tutti possono accedere ad applicazioni più sofisticate dell’archeoastronomia, e questo si rifletterà in uno sbilanciamento nel numero dei lavori presentati ai congressi.

La definizione pubblicata
A valle di un lavoro di confronto e studio portato avanti alla luce di una lunga frequentazione del campo, è stato possibile tratteggiare una definizione dell’archeoastronomia che ha il vantaggio di non escludere alcuna area d’applicazione né di confliggere con i lavori che vengono portati ai convegni. di ricerca.
Il lavoro è stato presentato al Convegno ALSSA 2017 e successivamente pubblicato nei relativi Atti, ed è integralmente scaricabile nel link in fondo alla pagina.
La definizione che ne emerge e che attualmente sembra adeguata a rappresentare il lavoro degli archeoastronomi di tutto il mondo è la seguente:
“la scienza che studia testimonianze culturali di ogni epoca, specialmente antica, per individuarne l’eventuale contenuto astronomico con lo scopo di migliorarne la comprensione e aiutare a ricostruire il contesto culturale che lo ha creato. Contribuendo alla storia dell’astronomia e della cultura, può essere considerata una scienza ausiliaria dell’archeologia e della storia della letteratura, delle religioni e del pensiero”
Volendo optare per una versione molto stringata, l’archeoastronomia è lo studio del contenuto astronomico dei reperti antichi.

• Paolo Colona – Ambiti, metodi e obbiettivi dell’Archeoastronomia – PDF

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