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Civiltà Megalitiche, Pleiadi e la teoria dei 7

by Cristina Villanova

Questo articolo di archeoastronomia viene dedicato a qualcosa di davvero interessante che merita di essere divulgato allo scopo della semplice conoscenza con le successive riflessioni del caso. L’importante è far conoscere per poterne trarre ciò che più si crede poiché la conoscenza è il potere, cui tutti meritano l’accesso. In questa sede, ciò di cui voglio parlarvi è di un libro e del suo autore, studioso e instancabile appassionato di questa materia: Felice Vinci.

Vinci è un ingegnere nucleare che da anni ricerca con sana curiosità delle fonti e dei documenti che attestino ciò che lui ha scoperto in anni di piacevole studio. Ha scritto libri come “Omero nel Baltico” pubblicato nel 1995 e nel 2020 dà alle stampe “I misteri della civiltà megalitica” di cui ci interessiamo noi. All’interno di questo libro Vinci espone ciò che fu la nascita della civiltà megalitica risalante a sette mila anni fa e la sua diffusione a partire dal nord-ovest della Francia affermando una certa correlazione con molti dei siti presenti in Europa, in particolare nel resto della Francia, in Inghilterra, Irlanda, Spagna e Italia focalizzandosi sulla Sardegna e non solo. In questo passato, le popolazioni erano strettamente connesse da culti, credenze e soprattutto dal commercio attraverso navi, all’avanguardia all’epoca, con le quali si spostavano realizzando anche tragitti molto lunghi, non del tutto accettati oggi ancora dagli accademici. Quindi, la globalizzazione non sarebbe un fenomeno nato e espansosi soltanto nella modernità, ciò sarebbe anche testimoniato dalle lingue parlate all’epoca da questi popoli dove si riscontrerebbero molte similitudini da un punto di vista etimologico, sintattico e morfologico. Felice Vinci afferma che degli abili navigatori devono essere per forza di cose degli esperti conoscitori della volta celeste che loro avevano come punto di riferimento. Il cielo era legato alle divinità che adoravano, alle stagioni, ai cicli della semina e del raccolto e così le stelle diventarono dei punti di orientamento religioso e spaziale connessi alla vita di tutti i giorni. Questo sembra, a mio avviso, aver molto senso quando lo studioso, e non solo lui, afferma che i monoliti e in generale le strutture megalitiche rifletterebbero sulla terra ciò che è presente sulla volta stellata. Vinci si sofferma particolarmente sul mito di fondazione dell’antica Roma e dove questa è ubicata, o meglio, mi correggo, dove venne deciso di ubicarla. Non è casuale che Roma sia nata su sette colli; intanto il sette è un numero sacro, esso ha a che fare con i sette giorni della Creazione cristiana del mondo e con i sette doni dello Spirito Santo e nel buddismo esso incarna la completezza. In questa sede, i sette colli di Roma simboleggiano le sette stelle della costellazione delle Pleiadi, conosciute anche con la denominazione di “Sette sorelle”. I loro nomi sono Alcione, Celeno, Elettra, Maia, Merope, Sterope o (Asterope)e Taigete.  Anche Gerusalemme e la Mecca furono fondate su sette colli, e inoltre il giorno di nascita di Roma è il 21 aprile ancor oggi festeggiato, data connessa nell’astrologia con il segno zodiacale del Toro e le Pleiadi fanno parte della costellazione del Toro. Il Toro è immagine archetipica di forza, furore e intraprendenza, essa è molto presente nei riti di fondazione come animale simbolo di un regno o nei riti di fecondità dedicati alla Dea Madre e tutt’oggi praticati, esempio ne è la corrida. Infine, l’antico nome di Roma sarebbe stato Maia, richiamando la stella delle Pleiadi e riscontrato in altre culture, dai Pellerossa ai popoli dell’Indonesia.

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