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L’Osservatorio vecchio stile di Jantar Mantar

by Cristina Villanova

Questo mese viene dedicato ad un luogo stupefacente che in pochi conoscono riguardo allo studio delle stelle e che è giusto segnalare. “Lo Jantar Mantar, a Delhi, è il più grande osservatorio senza strumenti ottici del mondo. Costruito nel 1724, condensa le conoscenze astronomiche e il gusto architettonico indiano dell’epoca.

“Basta con gli strumenti di rame e bronzo, sono troppo inaccurati!” Dovette essere questo il pensiero degli astronomi musulmani e indu tenuti in scacco, all’alba del XVIII secolo, da misure di posizioni planetarie non abbastanza precise. Il coltissimo Maragià Sawai Jai Singh II, fondatore di Jaipur, studioso di sanscrito e persiano, astronomia, matematica e architettura, fece proprie le istanze dei ricercatori e, in un periodo politicamente buio (guerre tra dinastie indiane e potenze europee per il controllo del Paese), costruì, non più in metallo ma in pietra e cemento, il grande osservatorio monumentale di Dheli: lo Jantar Mantar.

Jantar Mantar deriva dal sanscrito Yantar (strumento) Mantar (calcolo, formula) ed è un grandioso complesso di strumenti astronomici contraddistinti da un’enorme precisione, insuperata per strumenti del genere. Uraniborg, la “città osservatorio” costruita dal facoltoso astronomo danese Tycho Brahe, il più grande osservatorio europeo prima dell’invenzione del telescopio, era molto più piccola dello Jantar Mantar. Sappiamo che astronomi europei (come Xavier de Silva, direttore dell’osservatorio di Lisbona) furono invitati dall’illuminato governante per far diffondere in India le ultime scoperte occidentali nel campo, tuttavia il maragià prese a modello per il nuovo osservatorio quello di Mirza Ulugh a Samarcanda, costruito nel XV secolo.

Ciò che colpisce visitando il complesso, realizzato nel 1724, è l’armonia con cui si fondono le esigenze di precisione delle misure con le leggi astronomiche e con l’eleganza delle costruzioni. Per le sue forme, Sawai Jai Singh II, che successivamente costruirà altri 4 osservatori, si ispirò all’architettura tradizionale indiana ma accettando influssi anche islamici e greci.

Fra gli strumenti dell’osservatorio spicca il Samrat Yantra, una grande meridiana disegnata dallo stesso Jai Singh, su cui si può leggere non solo l’ora solare di Jaipur (Tempo Standard Indiano) con la precisione di mezzo secondo, ma anche le coordinate celesti del Sole in quel momento. Altri strumenti consentono di misurare la posizione della Luna e dei pianeti, di determinare la data dei giorni più lungo e più breve dell’anno, il diametro del Sole e della Luna, di prevedere le eclissi, eccetera. Nelle intenzioni del maragià Sawai Jai Singh II c’era un rinascimento dell’astronomia pratica a tutti i livelli, dalla ricerca pura fino alla cultura popolare. Purtroppo la turbolenza politica vanificò i suoi sforzi e l’intero potenziale del grande osservatorio non fu mai colto. Solo per 7 anni furono eseguite delle misure con il suo osservatorio, poi, miracolosamente scampato a guerre e distruzioni, lo Jantar Mantar fu utilizzato come “cava” di materiale da costruzione. Restaurato nel secolo scorso, attualmente gli alti alberghi per i turisti nelle zone circostanti impediscono agli strumenti la vista degli astri”.

Paolo Colona

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