Un tempo Fikaku Daishi, il capo della setta giapponese Tendai, dimorava nel celebre tempio di Kwannon in Asakusa, quando un vecchio dai capelli grigi comparve davanti a lui e gli disse di aver consacrato un quadro straordinario in un determinato punto del nord-est. Quindi l’uomo svanì, e Fikaku lasciò il tempio sconcertato guardando verso nord-est. Là, all’improvviso, in cielo comparve una nuvola, e dentro di essa vide un drago blu. Fikaku lasciò il tempio senza parlare con nessun e seguì nuvola e drago finchè arrivò a una capanna sperduta in cui trovò il quadro di cui gli aveva parlato l’uomo. Manifestò la propria deferenza nei suoi confronti e si rivolse al drago che era ancora sospesonella nube sopra la capanna. “Ascolta, o tu santo drago”, gli disse Fikaku “in questo luogo voglio erigere un tempio che tu dovrai custodire e proteggere il male. Da questo momento ti nomino dio protettore di questo luogo sacro”. A queste parole il drago che aveva ascoltato immobile chinò il capo pieno di rispetto e svanì. Il prete lo considerò un buon segno e chiamò il tempio “tempio del drago azzurro”. Da allora, di tanto in tanto compare una lanterna di drago come segno di buon auspicio, e moltissimi pellegrini visitano questo luogo sacro che per via della lanterna viene chiamato “tempo della luce pura”.
Queste misteriose lanterne di drago vengono citate in letteratura per la prima volta a partire dal quattordicesimo secolo anche se spesso si riferiscono a fatti precedenti, come quello raccontato, che dovrebbe risalire al nono secolo. Una caratteristica importante delle lanterne di drago è che esse emergono sempre dal mare e da lì volano sulle montagne, dove di preferenza vanno ad apprendersi su vecchi pini. Si crede che i draghi di mare le lancino per manifestare il proprio rispetto soprattuto nei confronti dei Buddha e del Bokhisattva di particolari divinità, e non tanto nei confronti delle vecchie divinità locali shintoiste. I numerosi racconti su queste apparizioni assomigliano fondamentalmente a quella che segue. Spesso se ne traggono informazioni concrede su quando con precisione ogni lanterna è volata dal mare all’albero e al relativo scrigno, spesso all’ultimo dell’anno. Per quanto riguarda i pini, si tratta sempre di alberi sacri, che non a torto crescono davanti a templi e a sacrari e che sono conosciuti come “pini delle lanterne di drago” proprio in virtù delle lanterne che su di loro compaiono ciclicamente. Ovviamente non mancano spiegazioni razionali per questo fenomeno singolare, che vanno dai gas naturali (si pensi ai nostri fuochi fatui) fino a sciami di lucciole. Ma tutte queste interpretazioni non sono poi così soddisfacenti. Ci si potrebbe chiedere, fra l’altro, perchè proprio le divinità buddiste giapponesi dovrebbero essere preferite dai gas o dalle lucciole, e così il nostro giudizio rimane sospeso come prima.
Lanterne di Drago
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