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Dall’archivio di Roma Tre una panoramica familiare

by Beatrice Cappelletti

Una giovane donna con i folti capelli raccolti, vestita con abito scuro arricciato sul petto è seduta sul muretto di una terrazza. Ha in mano un fiore, preso dal vaso posto in primo piano e rivolge il suo sguardo dolce e pensieroso, verso il panorama che si apre davanti a lei e che si intravede alle sue spalle. La qualità e l’antichità dell’immagine non permettono di vedere e distinguere in maniera nitida certi dettagli. Eppure, in quello sfondo grigio e sfocato e in quei lembi di muri c’è qualcosa di famigliare. Questa è stata la sensazione del contrammiraglio Massimo Porcelli che ha condiviso con me questa vecchia ed interessante fotografia, trovata nell’archivio del Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” dell’Università degli Studi Roma Tre, nel corso di una ricerca sull’opera svolta da avi bassianesi nella capanna scuola del Quarto San Donato all’inizio del Novecento. La donna in posa nella foto, come si legge nei dati forniti, è Sibilla Aleramo, scrittrice autrice di poesie e romanzi, che ha vissuto e descritto il territorio pontino nel periodo precedente la bonifica integrale, entrando in contatto con i suoi abitanti e adoperandosi per migliorarne la condizione attraverso un progetto di alfabetizzazione. La giovane scrittrice, insieme a Giovanni Cena, a cui era legata dal 1902 e il medico malariologo Angelo Celli e sua moglie Anna Fraentzel, faceva parte del Comitato Direttivo dell’ente nazionale “Le Scuole per i Contadini dell’Agro Romano e le Paludi Pontine”. Un’iniziativa civile e culturale, nella quale dottori e maestri favorirono la costruzione e diffusione, nelle lestre del territorio, di diverse capanne scuola, divenute centro di cultura e benessere. Dunque Sibilla Aleramo frequentava nei primi anni del 900 l’agro pontino, che potrebbe essere proprio quello raffigurato nella fotografia in analisi. Una foto che racchiude in sé anche un’altra possibile e interessante testimonianza riguardante il luogo da cui è stata scattata: dal confronto con immagini attuali, riprese da un’inquadratura simile, il muretto su cui siede la scrittrice e la parte di arcata alle sue spalle sembrano proprio appartenere alla terrazza del Museo civico archeologico Padre Saggi di Norma, caratterizzata da arcate con affaccio sulla pianura pontina. Sibilla Aleramo dunque era stata a Norma, magari accompagnata da Giovanni Cena, Angelo Celli e Anna Fraentzel? Le informazioni d’archivio datano la foto al 1902. A quell’epoca il museo archeologico di Norma, inaugurato nel 1995, non esisteva ancora: nell’ Ottocento l’edificio era proprietà dei Borghese e alla fine dello stesso secolo, le fonti indicano che alcuni suoi ambienti costituivano il “casino di abitazione dell’affittuario in via Marengo 11”, l’attuale via della Liberazione. Non fu dunque una visita al museo a condurre a Norma questi illustri visitatori, che però, in quel preciso periodo, avrebbero di certo avuto altri motivi per visitare il paese lepino: i primi scavi archeologici nell’antica città di Norba diretti da Luigi Pigorini, iniziati nel 1901 e proseguiti proprio nel 1902 con grande risonanza tra gli studiosi del periodo la cui visita è attestata nel 1903. Un piccolo ma interessante elemento che può aggiungersi alla conoscenza del territorio e conferma la sua importanza storica e culturale sotto vari aspetti.

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