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Il Mulino Luiselli anima e cuore di Cisterna

by Federica Villanova

Un luogo storico di gran rilievo della città di Cisterna di Latina  è il “mulino”, così chiamato per via della sua destinazione d’uso fino agli anni ’70 del ‘900, quando venne chiuso. Questo grande edificio fu fondato nel 1568 dal duca di Cisterna, Bonifacio Caetani, come Convento di Sant’Antonio Abate, e fu affidato all’ordine francescano dei frati minori riformati. L’edificio ospita una cripta, luogo di sepoltura dei frati, e notevoli tesori artistici: i resti degli affreschi di Girolamo Sociolante da Sermoneta e di Federico e Taddeo Zuccari, con scene dal Vangelo e della vita di San Francesco. Nel sottosuolo è presente una rete di cunicoli affine a quella al di sotto di Palazzo Caetani che si dirama sotto della città. Successivamente l’edificio passò ad altri ordini a causa di disaccordi di natura fiscale dell’Ordine con i Caetani. In seguito l’edificio fu sequestrato dall’esercito napoleonico, nel corso dell’occupazione, divenendo una caserma, poi fece ritorno ai Caetani e alla parrocchia locale. Nel 1848 il Convento venne sconsacrato, l’altare maggiore venne donato alla chiesa di San Paolo a Tor Tre Ponti e le campane vennero ospitate a lungo nel campanile di Sermoneta. I Caetani adibirono l’edificio a magazzino di grano e nel 1934 fu venduto alla famiglia Luiselli, che lo trasformò in mulino. Una leggenda narra che sia abitato dal “monachitto”, il fantasma di un frate che, nottetempo, vaga e fa sparire oggetti. Negli anni ’90 l’edificio ha corso più volte il  rischio di scomparire per far posto ad un centro commerciale, ma per fortuna la delegazione locale del WWF si appellò all’allora Ministro per i beni culturali e ambientali, Alberto Ronchey, così l’edificio scampò alla demolizione e nel 1995 venne fregiato del vincolo di tutela che lo tiene al sicuro da piani speculativi e di lucro edilizio. Oggi versa in stato di abbandono, incuria, in balia delle intemperie, di tentativi di decontestualizzazione e a rischio di scempiaggini. Si tratta di una preziosa testimonianza della memoria locale: meriterebbe di diventare un polo museale e culturale di archeologia industriale, simbolo delle vestigia storiche del territorio, esemplare della versatilità di funzioni di cui è stato protagonista.

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