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Pino Daniele – Nero e metà (1980)

by Matteo Fraccarolo

Pino Daniele nell’80 è al terzo album, dopo l’esordio con “Terra mia”, e la conferma con l’album omonimo del ’79. Influenzato dai vari Edoardo Bennato, Toni Esposito, Napoli Centrale, Balletto di Bronzo, gli Osanna e i fratelli Sorrenti, nel suo sound scorrono la lava del Vesuvio e l’acqua del Mississippi (la metà nera), ma rispetto ad altre esperienze la tradizione partenopea gioca un ruolo più creativo. “I say ‘i sto ‘ccà” apre le danze, con il classico linguaggio napoletano-inglese di Pino Daniele, ed è davvero un meraviglioso benvenuto perché la canzone è molto bella. La melodia solare crea un piacevole contrasto con il testo leggermente malinconico. Simile come atmosfere è “Musica musica”, solo un po’ più vivace ritmicamente. È assolutamente da segnalare il sax di questa canzone. Il terzo brano è “Quannochiove“, pezzo dolce e rilassato, tra i più famosi di Daniele. In questa canzone tutto è “soffice, dai suoni degli strumenti alle progressioni armoniche. Non c’è la minima asprezza armonica o melodica, il ritmo è lento e dolce. Eppure la creatività melodica di Pino evita che cotanto rilassamento annoi l’ascoltatore. Si cambia totalmente registro con “Puozzepassà ‘nu guaio“, pezzo rock-blues condito da simpatici fraseggi blues di facile ascolto ma mai banali.Bellissima la melodia del cantato ma soprattutto azzeccatissimo il solo di chitarra elettrica. Si torna a melodie pacate e meditative con “Voglio di più“, brano dalla struggente drammaticità che vanta uno dei testi migliori del disco. Un’altra magnifica canzone di questo magnifico disco è “Appocundria“, triste e appassionato canto sorretto da una chitarra prepotentemente mediterranea, dal suono malinconico ma caldo. Sonorità più forti le troviamo in “A me me piace ‘o blues“, è superfluo dire che l’influenza blues è qui più viva che mai. Il ritmo della canzone è veramente coinvolgente, è difficile non andare dietro alla batteria e al basso con la testa. “E so’ cuntento ‘e stà’” è la classica canzone d’amore alla Pino Daniele. “Nun me scoccia”, un blues abbastanza canonico sul quale però Daniele stende una melodia vocale bellissima che, in pratica, riveste il ruolo che ha di solito la chitarra solista su uno standard blues. Ogni tanto dei fraseggi di piano ci ricordano che gli arrangiamenti di Pino Daniele sono sempre di prim’ordine La tenue ballad “Alleria” richiama il bisogno di allegria come antidoto alle angustie dell’esistenza pratica ed emotiva; la voce e la sua esplosione fluttuano nell’aria attraverso docili passaggi di piano e contrabbasso, suggellando lo stato d’animo principe dell’essenza partenopea. L’esplicativa “A testa in giù” accompagna alla chiusa epocale, “Sotto ‘o sole”, pochi versi ma uno scat memorabile, degno del miglior Al Jarreau. Dato a Pino quel che è di Pino e ai suoi musicisti quel che meritano, dal tastierista Ernesto Vitolo al bassista e coproduttore Gigi De Rienzo, dal batterista Agostino Marangolo al percussionista Rosario Iermano, oltre a Senese, Potter e De Filippi, resta da dire che l’originale mistura anglo-napoletana incontra, eccome, i gusti del pubblico: ritroveremo “Nero a metà” sedicesimo album più venduto del 1980.

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