Nel 1972, a pochi mesi di distanza dal disco d’esordio il Banco va freneticamente ancora in studio per realizzare Darwin!Il disco è un album concept che affronta il tema dell’evoluzione umana teorizzata da Charles Darwin, traducendone in musica tutta la maturazione: dal caos primordiale, all’apparizione dell’uomo sulla terra con la conseguente assunzione di una propria coscienza e sensibilità. Si toccano quindi aspetti prettamente tecnici quali “La conquista della posizione eretta“, fino ad addentrarsi in quelli più squisitamente sociali: la collettività, l’amore, la morte, l’identità e la coscienza. La storia scorre su un tappeto sonoro straordinario per la contemporanea potenza e dolcezza. Una musica che è sperimentazione continua, dominata dalle tastiere dei fratelli Nocenziche si rincorrono l’un l’altra in una altalenante onda sonora che alterna il Moog ed il sintetizzatore alla confortante delicatezza del piano classico. Una nuova architettura compositiva che supera la classica forma canzone dallo schema “Introduzione / Ritornello / Ripetizione del Ritornello / Finale” per prediligere lunghi brani tra loro correlati e con continui cambi di contesto che mirano a rappresentare l’anima oltre che a raffigurare un’immagine. “La conquista della posizione eretta” raggiunge momenti di pura poesia musicale nel racconto di quel miracolo evolutivo, sottolineandolo prima con un raffinato duetto di tastiere e successivamente introiettando le fatiche, l’incertezza e la gioia di quel fondamentale passo per l’umanità.
Da ora in poi: “lo sguardo dritto può guardare“. Dopo un breve “scherzo” strumentale (“Danza dei grandi rettili“) che denota un simpatico senso di autoironia da parte della band, si accede alla seconda facciata dell’album in cui vengono analizzati singolarmente i nuovi problemi personali e collettivi dei nostri antenati. L’unione quale rimedio alla forza e la scelta esistenziale tra fuga e socializzazione sono il leit-motiv di “Cento mani e cento occhi” (“La voglia di fuggire che mi porto dentro non mi salverà“) che musicalmente è un capolavoro del progressive Italiano più raffinato. Il desiderio sessuale, i dubbi dell’amore e le incertezze sulla propria bellezza estetica sono invece i temi dominanti di “750.000 anni fa… l’amore?“, brano in cui la voce di Francesco Di Giacomo raggiunge una delle vette più alte della sua espressività e anche qui, la band ci fornisce una magnifica prova di coscienza e sensibilità. Nei successivi cinque avvolgenti minuti di “Miserere alla storia“, l’uomo si interroga invece sulla sua fine e sul senso della sua esistenza (“Quanta vita ha il tuo intelletto se dietro a te scompare la tua razza?”) per poi sfociare in un finale di inquietante modernità. L’interrogativo di “Ed ora io domando tempo al tempo…” infonde nell’ascoltatore gli stessi dubbi di quell’uomo primigenio che ora è cresciuto e si trova davanti ad una società matura, opprimente ed impietosa (“Ruota fatta di croci“). In sostanza: “a che serve vivere se tutto deve finire?” La risposta sta nella lotta quotidiana per l’evoluzione. “Darwin” si chiude così, rivelandosi un album perfettamente in linea con il suo tempo: sensibile e impietoso, propositivo e coinvolgente, trasgressivo e conflittuale. Molto vicino ad un’opera d’arte.
Darwin! (1972) – Banco del Mutuo Soccorso
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