Home ArticoliCultura 120 anni fa il primo scavo “pelasgico”

120 anni fa il primo scavo “pelasgico”

by Beatrice Cappelletti

Norma – Era il 10 giugno 1901, esattamente centoventi anni fa, quando si diede avvio alle prime indagini archeologiche di Norba, il tanto atteso “primo scavo di una città pelasgica”. L’antica città lepina, insieme ad altri siti del Lazio meridionale, era stata al centro dell’attenzione di diversi studiosi nel corso di tutto il secolo precedente, in virtù delle sue antiche mura, cosiddette “ciclopiche” o “pelasgiche”. Viaggiatori di diverse nazionalità avevano condotto vere e proprie missioni esplorative tra la Grecia e l’Italia centrale, alla scoperta degli “avanzi di mura ciclopee” attestati attraverso numerose stampe, fotografie dell’epoca, testimonianza di quei reperti e strumento di studio e confronto tra le antiche costruzioni che secondo alcuni, ricalcando le caratteristiche delle antiche città greche di Tirinto e Micene, dovevano avere la stessa origine e la stessa paternità. Tra i tanti luoghi in cui erano attestate queste particolari mura composte da grandi blocchi di pietra calcarea disposti a secco, fu scelta Norba: la sua cinta muraria, particolarmente conservata, racchiudeva il sito di una città che non aveva subito rioccupazioni ferma, secondo le fonti antiche, all’81 a.C. quando fu distrutta. Condizioni ideali per condurre delle ricerche ed avere delle risposte alla secolare questione pelasgica, dando “la parola al piccone”. Le intense indagini, svolte in due campagne di scavo tra il 1901 e il 1902, furono dirette da Luigi Pigorini, lo stesso a cui oggi è dedicato il Museo Etnografico all’Eur, e condotte da Luigi Savigoni e Raniero Mengarelli, reduce dall’esperienza dello scavo di Satricum, pochi anni prima. I risultati vennero pubblicati puntualmente sulle Notizie degli scavi di antichità: rilievi dei monumenti, foto dei materiali rinvenuti, disegni e piante, tra cui quella dell’intera città. Le ricerche fornirono maggiori dati per la datazione delle mura, dell’opera poligonale ed elementi che “danno il riflesso della vita e della storia di Roma Repubblicana”, svelando una parte della storia della città fino ad allora sconosciuti, come la rioccupazione di alcuni templi trasformati in chiese in epoca medievale. Gli scavi, inoltre, pur non fornendo dati sulla necropoli mai rinvenuta, hanno evidenziato importanti elementi sui templi, identificando due delle divinità venerate a Norba: Giunone Lucina e Diana, i cui nomi sono incisi tra le migliaia di votivi rinvenuti e oggi conservati al Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano. Un’impresa attesa e acclamata per la sua importanza scientifica, ma anche sentita come occasione di affermazione dell’archeologia italiana, essendo la prima missione nazionale condotta dalla Scuola archeologica italiana. Tra le righe, nelle note e nei dettagli fotografici delle pubblicazioni, emerge anche la partecipazione di Norma a quell’evento: il proprietario dei terreni Felice Borghese, l’accoglienza del già sindaco Giuseppe Felici e gli abitanti, uomini e le donne che, immortalati nei loro abiti d’epoca, con la pala in mano e ceste piene sulla testa, che con orgoglio e umiltà diedero il loro prezioso contributo agli scavi. Oggi, a distanza di centoventi anni, le ricerche proseguite dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli hanno continuato a svelare nuovi dettagli sulla città e la vita degli abitanti di Norba, raccontati dai reperti, in parte esposti al Museo civico Padre Saggi.

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