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Disturbi dell’alimentazione, rompiamo il silenzio

by Laura Guarnacci

Il 15 marzo si è celebrata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei disturbi dell’alimentazione, un problema sempre più importante e che rappresenta la principale causa di morte tra i giovani. La giornata del 15 marzo ha diversi obiettivi tra cui difendere i diritti di chi è colpito da un disturbo alimentare combattendo i preconcetti, diffondere una corretta informazione sulle caratteristiche e le gravi conseguenze di tali disturbi, creare una rete sociale attorno a chi ne soffre e alle loro famiglie. Secondo il DSM-5 “i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione più frequenti sono: anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata. In Italia, sono quasi 3 milioni le persone che soffrono di questi disturbi: 95,9% sono donne e il restante 4,1% sono uomini. Il dramma è che solo il 10% di queste persone chiede aiuto. La principale difficoltà di questi disturbi è comprenderne l’entità e quindi le devastanti conseguenze. La pandemia e il lockdown hanno provocato un netto aumento dei disturbi alimentari. Secondo i dati resi noti dal Centro Nazionale per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie nei primi 6 mesi del 2020 in Italia ci sono stati 230.458 nuovi casi a fronte dei 163.547 dello stesso periodo del 2019. Sono aumentati i casi di esordio della malattia ex novo, si sono aggravati quelli preesistenti e si è abbassata la fascia di età colpita, con presenza di questi disturbi anche in bambini di soli 11 anni di età. Le cause di quest’impennata vanno ricercate nella sospensione delle attività scolastiche, l’isolamento sociale e l’aggravarsi delle tensioni familiari. Non esiste una singola causa che spieghi l’insorgenza dei disturbi alimentari, in quanto essi hanno un’eziologia multifattoriale. Tra i fattori predisponenti si ricordano: fattori genetici, ambiente familiare, scarsa autostima, sovrappeso, insoddisfazione per il proprio corpo. Inoltre molto spesso i disturbi alimentari si manifestano assieme a patologie psichiatriche quali depressione e attacchi di panico. Uno sguardo attento può notare alcuni campanelli d’allarme: ossessione per le forme del corpo, ansia, sbalzi emotivi, tendenza a chiudersi in sé stessi, episodi di autolesionismo. Altri segnali riguardano il comportamento alimentare: saltare i pasti, nausea nel momento di sedersi a tavola, evitare eventi conviviali, sminuzzare il cibo, lentezza del pasto, esclusione di intere categorie di alimenti, eccessiva attività fisica, assunzione di molta acqua, uso frequente del bagno dopo i pasti. La terapia dei DCA deve essere multidisciplinare e integrata e deve avvenire in strutture di cura in cui collaborino sistematicamente figure professionali diverse (internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi, dietisti). La persona che soffre di un disturbo alimentare è la rappresentazione materiale di un disagio più profondo che spesso va ricercato nelle dinamiche familiari. Molti studi sottolineano l’associazione tra modelli di interazione familiare disfunzionali e i disturbi del comportamento alimentare pertanto il coinvolgimento della famiglia nel percorso terapeutico è fondamentale. I genitori sono una grande risorsa per migliorare lo sviluppo e l’esito del trattamento e vanno indirizzati verso lo sviluppo di una capacità genitoriale più forte ed efficace che riesca a ristabilire i confini e l’autonomia dei figli, nel riconoscimento dell’aspetto simbolico della sintomatologia. Il percorso nutrizionale mira non solo a correggere il danno biologico causato dal disturbo, ma cerca di ristabilire un rapporto sano con il cibo, a riconoscere i segnali del corpo accettandone anche i limiti. Le conseguenze dei disturbi alimentari possono essere gravissime, talvolta letali. Occorre superare le barriere e la paura di essere giudicati e il primo passo è parlarne. Un modo per farlo è rivolgersi ad associazioni specifiche come Never Give Up, una rete di professionisti che aiuta i giovani e le loro famiglie a rompere il silenzio e iniziare un percorso di riabilitazione.

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