Sicuramente una delle fondamentali pietre miliari del progressive rock è proprio rappresentata dagli Area, con questo loro primo lavoro, datato 1973.
E’ sempre difficile debuttare con un album…ma gli Area di Demetrio Stratos dimostrarono una sicurezza e una originalità tale da destare subito l’attenzione di tutto il pubblico dai lontani anni ’70 fino ad oggi.
Il nome del disco è “Arbeit Macht Frei”, che in tedesco vuol dire “Il Lavoro Rende Liberi”, scritta presente sui campi di concentramento nazisti della Seconda Guerra Mondiale.
E proprio queste sono le tematiche della band: parlare di politica con numerosi doppi sensi all’interno dei loro dischi, a partire dalla strana ma efficace copertina dell’album.
Questi erano gli anni ’70, il periodo delle rivoluzioni sociali, morali e politiche…il tempo degli Area. Demetrio Stratos e compagni sanno interpretare benissimo questo modo di pensare trasformandolo in musica, la “musica del popolo”, come loro stessi la chiamavano.
Il disco si presenta composto da sei tracce che rappresentano al meglio il progressive rock italiano dell’epoca, con cui gli Area diventarono celebri in tutto il mondo…un progressive rock con ampio utilizzo di strane strumentazioni, come percussioni varie, sassofoni, trombe e organi…oltre all’unione con tematiche jazz e anche in parte fusion.
L’opera inizia con la registrazione della voce di una donna egiziana…e dopo un breve monologo ecco la frase forse più famosa degli Area: “Giocare col mondo facendolo a pezzi.”. Qui la canzone, “Luglio, Agosto, Settembre (Nero), diventa una delle composizioni più geniali che abbia mai ascoltato. Una serie di sax e trombe con scale stile musica tradizionale napoletana, con influenze arabe.
E proprio qui è il bello del pezzo: il continuo alternarsi della voce con gli strumenti a fiato, interrompendo al centro con una serie di percussioni, per riprendere ancora i temi d’apertura rendendoli ancor più vorticosi e folli.
La batteria comincia il secondo pezzo, l’omonimo “Arbeit Macht Frei”, che si può definire jazz senza alcun dubbio, dati gli splendidi sassofoni che seguono con note di organo ed effetti naturali come alcune gocce d’acqua di sottofondo. Dopo ben 5 minuti di composizione strumentale, ecco partire la voce, determinata ed espressiva.
Anche le seguenti “Consapevolezza” e “Le Labbra del Tempo” sono dotate sia delle stesse basi musicali, come organi e sassofoni, sia della stessa tipologia di testi: scale vorticose su cui Demetrio rivela molte sue idee sul mondo dell’epoca.
In “240 Chilometri da Smirne”, brano strumentale dallo strano titolo, oltre agli organi, a volte compaiono note di pianoforte e atmosfere cupe conferite dal basso.
L’ultima sesta traccia, “L’abbattimento dello Zeppelin” è caratterizzata da una comica voce di Demetrio…ve la lascio godere per farvi sorridere, ricordando quella voce…strumento di messaggio di un uomo, Demetrio, che il 13 giugno 1979 scompare a New York a causa della leucemia.
La sua memoria però deve rimanere viva in tutti noi, non solo per la musica con fini politici che ha composto, sempre caratterizzata da una falce e un martello, ma poiché anche le generazioni future possano capire e comprendere tali sonorità così ben congegnate.
L’impegno politico e sociale degli Area
previous post