Lo scorso 6 febbraio ha fatto il suo rientro sulla Terra l’astronauta dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) Luca Parmitano dopo 201 giorni trascorsi in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Insieme a lui hanno fatto ritorno sulla Terra anche l’astronauta della Nasa Christina Koch ed il cosmonauta russo Alexander Skvortsov. Dopo i saluti di rito con i colleghi e dopo aver messo nelle mani del cosmonauta russo Oleg Skripochka il comando della stazione sono iniziate le manovre di distacco (undocking). Il distacco della navetta Soyuz dalla Stazione Spaziale Internazionale è avvenuto alle 06:49 e la stessa è atterrata circa 4 ore dopo nella steppa del Kazakistan. Nel corso della missione “Beyond” Parmitano è stato il primo italiano (e il terzo europeo) del corpo astronauti ESA a comandare il primo avamposto umano nello spazio. Durante la sua permanenza nello Spazio l’astronauta italiano ha preso parte a oltre 50 esperimenti europei e 200 internazionali. Ha teleguidato un rover dallo spazio, ha condotto quattro passeggiate spaziali estremamente complesse, che hanno permesso di aggiornare l’AMS-02 (un rivelatore utilizzato per la ricerca di nuovi tipi di particelle) estendendone la vita operativa. Lo stesso ha conquistato il record per il maggior numero di ore trascorse nelle attività extraveicolari: 33 ore e 9 minuti totali nel corso di sei EVA (due nella missione Volare, quattro in Beyond). Il nome della missione “Beyond” (Oltre) è stato proposto proprio da Luca Parmitano durante un concorso indetto dalla stessa Agenzia Spaziale Europea, che ha programmato e realizzato la missione: “Un nome che ci invita a guardare oltre” – ci aveva detto l’astronauta prima del lancio, avvenuto lo scorso 21 luglio 2019 – “poiché la nostra missione è tra quelle che già ci spingono a guardare oltre l’orbita terrestre, cioè alla Luna, il cui ritorno con astronauti è imminente, e poi a Marte. Non è una meta, ma un punto di ripartenza”. Qualche giorno dopo il rientro, seduto su una poltrona blu nella sua tuta di ordinanza, AstroLuca (questo il suo popolare nome su Twitter) ha raccontato con voce leggermente affaticata le sensazioni del rientro. “Mi sento bene: un po’ pesante perché è il primo effetto che sentiamo sul corpo, ma me l’aspettavo. Ero pronto perché è già la seconda volta”. Quando tornano sulla Terra gli astronauti non riescono a muoversi bene perché i loro muscoli si sono indeboliti. All’interno delle stazioni spaziali gli astronauti effettuano regolarmente ginnastica ma, per la gravità ridotta, la potenza fisica cala comunque drasticamente. Altro problema grave, che non può essere completamente risolto con gli integratori, è la riduzione della densità delle ossa, circa dell’1-2% per ogni mese passato nello Spazio. Gli astronauti sono soggetti quindi a un vero e proprio percorso di riabilitazione (si svolge a Houston presso il centro spaziale della NASA). Attraverso questa riabilitazione rafforzano ossa e muscoli per riuscire a camminare di nuovo normalmente, non avere più problemi di equilibrio e afferrare gli oggetti senza difficoltà (cosa che appena atterrati non riescono a fare), poi devono riabituarsi al cibo e alle bevande terrestri, recuperare pienamente la vista e rafforzare anche il sistema immunitario. L’esperienza che ha avuto modo di vivere ha permesso all’astronauta di riflettere sulla fragilità del nostro pianeta, dalla ISS ha assistito a uragani mai visti prima sulle Bahamas e su Portico, ha visto fuochi bruciare nelle foreste Amazzoniche, in Africa e in Australia. “Se vogliamo preservare l’umo è il momento di agire. È un problema che ci riguarda molto, molto da vicino” ha sentenziato l’astronauta nel corso della prima conferenza stampa internazionale al centro astronauti ESA di Colonia.
Bentornato al nostro comandante Parmitano
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