Incontri

by Lucia Fusco

Giorni fa ho fatto un veloce salto al cimitero per salutare i nonni. Lo stato di decadenza è tristissimo. Le tombe più antiche sono lasciate all’incuria e all’abbandono. Alla distruzione. Alcune sono state “rimodernate”, questo mi addolora ancora. Oltre che un luogo santo dovrebbe essere un museo, una testimonianza storica, artistica, culturale di un popolo, ma la crisi che il mondo sta vivendo è generale e profondissima.

Camposanto 1990 -Antonio e Pierina passeggiavano tranquilli, in silenzio. Quel sabato pomeriggio di febbraio non era molto freddo, avevano pulito le steli, spolverato le fotografie, riempito i vasi d’acqua e crisantemi colorati. Zii, nonni, qualche caro amico che se n’era andato… Sottobraccio l’una all’altro, la visita al Cimitero era quasi una festa che ripetevano spesso nelle stagioni fredde, una passeggiata per rivivere i ricordi, le frasi familiari, le cose fatte e che non si sarebbero fatte più. L’aria non era troppo fredda, il sole falso di febbraio non scaldava ma rendeva l’aria frizzante e gradevole. Gli alberi pizzuti tendevano i rami a Dio, tesi verso l’alto, quasi a voler anelare al Cielo, a fuggire da questo mondo terreno così materiale, incurante e prepotente. Nella terra santa, pregna di tante vite dimenticate, storie diverse mai scritte e condannate all’oblio degli uomini, incontrarono un volpinetto rosso che trotterellava verso casa, la coda alta e bella. “Avrà fatto visita al padrone!” disse Pierina dopo avergli fatto una carezza. Avevano distribuito tutti i fiori e passavano per le tombe di amici e conoscenti togliendo le erbacce, rialzando croci buttate giù dal vento; non avendo altro lasciavano la preghiera dell’Eterno Riposo. Pierina amava raccontare aneddoti al marito, la sua mente si riempiva di cose passate, lontane, senza importanza alcuna ormai, ma piene di emozione e sentimento. Lui l’ascoltava da una vita, spesso sentiva le stesse storie molte volte ma non se ne lamentava mai e lasciava fluire da lei quelle parole che venivano fuori come un torrentello gelido. “Come fai a ricordarti tutte queste cose? Io non mi ricordo nemmeno quello che abbiamo mangiato ieri sera a cena!” Passarono in chiesa per un ultimo saluto a Dio e a tutte quelle anime a cui non erano riusciti a fare visita, d’altronde era tardi. Era ancora giorno ma presto avrebbe fatto scuro. Usciti dalla chiesa sulla panchina di marmo c’era un vecchietto seduto. Era elegante, vestito di nero, col cappello e si appoggiava ad un bastone. Si dettero la buonasera. Lui li ossequiò: “Siete venuti a trovare i vostri morti? Bravi, avete fatto una bella passeggiata! Sono belle giornate, bisogna godersele”, “Veniamo quando possiamo, oggi la giornata è buona, lei si gode quest’arietta? Tra poco arriverà la primavera”. I due sposi scesero la scaletta a sinistra per salutare i nonni Gaetano, Secondina, gli zii e la bisnonna Filomena. Anche là lasciarono una preghiera, tornando su nel piazzale antistante la chiesa poterono osservare che il vecchietto era ancora là seduto, e lì salutò di nuovo con un cenno della mano. Pensarono che aspettava qualcuno che andasse a prenderlo, magari con la macchina. Lo salutarono con un sorriso caloroso come tra persone che si conoscono: “Il cimitero sta per chiudere, noi andiamo, buona sera” e cominciarono a scendere per lo scalone. Lui si affacciò mentre si avviavano verso l’uscita, un gradino dopo l’altro. Antonio si girò a guardare su in alto e il vecchietto lo salutò con la mano ancora una volta, appoggiato al parapetto. Il custode li aspettava sul cancello: “Oh, non chiudere, che sopra c’è una persona!”, “Ma no, andate tranquilli non c’è nessuno”. “Ti sbagli. Eccolo là, quel vecchietto sta affacciato in alto e ci sta salutando con la mano”, “Andate a casa, io non vedo nessuno” e chiuse il cancello senza guardarli più in faccia. Sempre, ogni volta che tornano in visita al cimitero, i due sposi si guardano intorno. Lo cercano: una figura gentile e simpatica, un sorriso dolce e buono, questa volta vorrebbero scambiare con lui più di qualche parola, capire e conoscere la sua storia, chiedergli chi sta aspettando. Ma il vecchietto non l’hanno più incontrato.

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