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Addio a Michael Collins dell’Apollo 11

by Giorgio Agostini

Se ne è andato alla veneranda età di 90 anni Michael Collins, il terzo uomo dell’equipaggio dell’Apollo 11 che nel Luglio del 1969 permise a Neil Armstrong e Buzz Aldrin di camminare per la prima volta sul suolo lunare. Qualcuno lo ha definito “l’uomo più solo di tutto l’universo” poiché per tutte le 21 ore in cui i colleghi di viaggio rimasero sulla Luna per compiere la loro missione, l’astronauta li osservava da lontano, compiendo numerose orbite e trovandosi quindi più volte a passare sul lato oscuro del satellite, senza possibilità di comunicazione con la Terra, né con gli altri due astronauti. Durante queste interminabili ore di solitudine Collins controllava numeri, indicatori, ripassava a mente tutta la sequenza di riaggancio del modulo lunare nel quale alloggiavano i suoi due compagni e intanto ascoltava la sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvorak. Collins si era laureato ad Havard e aveva iniziato la carriera come pilota sperimentale dell’Aviazione americana. Nel 1963 la NASA lo arruolò come astronauta e nel 1966 compì il suo primo viaggio nello spazio sul Gemini 10, stabilendo il record di altezza raggiunta rispetto alla superficie terrestre (763 km) e diventando il primo americano protagonista di due passeggiate spaziali (durante una di queste attività perse la sua macchina fotografica, una Hasselblad che divenne così il primo prezioso rifiuto spaziale).  In breve tempo divenne l’uomo più esperto nel pilotaggio e nella gestione del CSM (Command and Service Modulus), ovvero il modulo principale che consentiva di eseguire tutte le manovre necessarie per compiere il viaggio sulla Luna. Collins non ha mai amato i riflettori ed è stato sempre un uomo umile e modesto. Si riteneva un uomo fortunato poiché la vita gli aveva riservato il privilegio di poter vivere un’esperienza indimenticabile e di poter ammirare la bellezza del nostro pianeta. Raccontava: “la cosa che ricordo di più è l’immagine della Terra vista da lontano, piccola, molto luminosa, blu e bianca. Splendente, bella, serena e fragile”. Già al tempo della Gemini 10 Collins si distingueva per la sua laconicità. A Houston era noto come il più silenzioso dei 52 astronauti del Centro spaziale. Eppure i suoi silenzi nascondevano una umanità sensibile. Toccò a lui, il 27 gennaio 1967, trovare le parole per annunciare alla moglie Martha che suo marito Roger Chaffe era morto bruciato sulla rampa di lancio dell’Apollo 1. In pochi lo sanno ma a Roma, in via Tevere 16, c’è una targa che recita così: “In questa casa nacque il 31 ottobre 1930 Michael Collins, intrepido astronauta della Missione Apollo 11, primo uomo sulla Luna. Roma fiera di questo suo figlio posa a ricordo perenne”. E’ stato celebrato in tanti in tutto il mondo, dalla Nasa ai cittadini comuni. La Nasa ha scelto di ricordarlo con una delle sue frasi più incisive: “l’esplorazione non è una scelta, è un imperativo”.

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