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Le mire di Elon Muske la sfida di SpaceX

by Giorgio Agostini

Nelle scorse settimane da oltreoceano è giunta la notizia dell’esplosione del razzo Starship pochi minuti dopo il lancio dalla base di Boca Chica, nel sud del Texas. Si tratta del razzo più potente mai costruito della SpaceX, una società con sede in California ideata a creata dal papà di PayPal e CEO di Tesla, Elon Musk. La SpaceX è una delle poche società private a fornire servizi di trasporto spaziale e nasce con l’obiettivo di ridurre i costi dei lanci spaziali. Nei suoi 13 anni di attività ha già sviluppato alcuni vettori spaziali già lanciati in orbita: il Falcon 1 e il Falcon 9 mentre la navicella spaziale Dragon è la prima realizzata da una società privata ad aver mai raggiunto e rifornito la Stazione Spaziale Internazionale. Il razzo è alto 120 metri ed ha una massa al decollo di 5000 tonnellate; il suo primo stadio Super Heavy è alimentato da ben 33 motori Raptor alimentati da ossigeno e metano liquidi che gli conferiscono una spinta due volte più potente di quella del razzo Saturn V del programma Apollo. SpaceX utilizzerà Starship per far atterrare gli astronauti sulla Luna, in vista della missione Artemis 3 nel 2025. Inoltre l’azienda di Elon Musk punta a usare il veicolo spaziale per almeno tre voli privati, due dei quali prevedono il trasporto di passeggeri intorno alla Luna. Lo stesso veicolo è stato indicato dalla NASA per portare gli astronauti su Marte. Ma torniamo al lancio dello scorso 20 Aprile per spiegare cosa è successo. Durante le prime fasi del lancio 3 dei 33 motori Raptor risultavano spenti, ma la spinta generata dai restanti motori è stata sufficiente a sollevare il gigantesco lanciatore. A 30 Km di altitudine i Raptor spenti sono passati da tre a cinque e poi ad otto, generato una spinta asimmetrica compensata dai restanti motori. A 34 km di altitudine era prevista la separazione del primo stadio dalla starship ma qualcosa nel meccanismo di sgancio non ha funzionato ed il secondo stadio è rimasto agganciato al super heavy mentre il programma di rientro di questi si è attivato. A quel punto il lanciatore completamente fuori assetto ha iniziato ad oscillare e roteare fin quando, grazie all’utilizzo delle superfici aerodinamiche di governo, è stato ristabilito un assetto orizzontale per quel tanto che è servito agli operatori a terra per scaricare il combustibile rimasto nei serbatoi e lasciare cadere il razzo sull’Oceano Atlantico, facendolo esplodere qualche istante prima di toccare l’acqua. Visto l’esito questo primo lancio potrebbe sembrare un clamoroso insuccesso ma non è cosa da poco progettare, costruire e far decollare un razzo di 5000 tonnellate! Per aspera ad astra recita un famoso detto latino, che letteralmente significa “attraverso le asperità sino alle stelle”.

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