Home RubricheScienza e Tecnologia I Supercomputer: storia e funzioni

I Supercomputer: storia e funzioni

by Giorgio Agostini

Questo mese con la nostra rubrica ci occuperemo dei supercomputer per capire cosa sono e dove vengono utilizzati. I supercomputer sono dei sistemi di elaborazione progettati per ottenere potenze di calcolo estremamente elevate, dedicati ad eseguire calcoli particolarmente onerosi. La velocità di calcolo di questi sistemi raggiunge le decine, se non centinaia, di milioni di miliardi di operazioni al secondo (petaflops). Ovviamente sono strumenti costosi, e normalmente sono di proprietà di società o enti di ricerca che condividono il loro utilizzo tra molti dipendenti/ricercatori. Gli Stati Uniti, per esempio, li utilizzano anche per simulare l’esplosione di una bomba nucleare oppure per sconfiggere le malattie (un supercomputer impiegato in un ospedale del Kansas City è in grado di analizzare 120 miliardi di sequenze di DNA per scoprire la variante genetica responsabile di una particolare malattia del fegato). Altre applicazioni sono la simulazione di crash test, l’analisi e il comportamento dei terremoti o degli uragani, la previsione delle conseguenze del cambiamento climatico o la riproduzione digitale del cervello umano. Attualmente il supercomputer più potente al mondo è il giapponese Fugaku  che può eseguire una semplice operazione matematica 415 quadrilioni di volte al secondo. Prima dell’avvento di Fugaku, il primato mondiale era detenuto dagli USA con il Summit costruito da IBM e dotato di processori Nvidia. Esso è costituito da 256 enormi computer connessi tra di loro in grado di raggiungere la velocità di 200 petaflops. I supercomputer di casa nostra sono l’Hpc5 dell’Eni, installato al Green data center di Ferrera Erborgnone di Pavia, e il Marconi100, del consorzio interuniversitario Cineca di Bologna. Il supercomputer Hpc5, solitamente impiegato per lo studio delle rocce sotterranee, è stato utilizzato di recente anche per la ricerca sul nuovo coronavirus, ricerca a cui ha dato un grande contributo proprio il Marconi 100, affiancato dall’ancora più potente Leonardo. Grazie alla loro potenza di calcolo in poche settimane è stata identificata una molecola che potrebbe contrastare il coronavirus grazie a un primo screening virtuale condotto su un archivio di oltre 400.000 molecole contenute in farmaci sicuri per l’uomo e in prodotti naturali. Questi supercalcolatori sono di fondamentale importanza per la ricerca e lo sviluppo del Paese perché valorizzano il lavoro dei ricercatori e degli scienziati e contribuiscono all’innovazione. Sapere che due di queste complesse macchine sono nel nostro Paese e che anche altri calcolatori italiani sono tra i primi 50 classificati fa ben sperare, ma soprattutto deve spingerci a puntare di più sui nostri mezzi e sulle nostre potenzialità.

Related Articles