Home RubricheScienza e Tecnologia I supporti di archiviazione di massa – II parte

I supporti di archiviazione di massa – II parte

by Giorgio Agostini

Con la nostra storia dei dispositivi di archiviazione di massa arriviamo alla fine degli anni 60, precisamente nel 1967, quando la IBM inizio le prime sperimentazioni per la creazione di un semplice ed economico sistema per caricare microcodice sui suoi mainframe. Il risultato fu un disco di sola lettura, di 8pollici (20 cm) di diametro, chiamato “memory disk”, che conteneva 80 Kb e che poteva essere letto da un apposito dispositivo. La versione originale era semplicemente composta dal solo disco, ma lo sporco divenne un serio problema, per cui fu in seguito racchiuso in un involucro di plastica solcato da stoffa per raccogliere lo sporco. Alla fine degli anni ’70 le dimensioni di questi dispositivi si ridussero a 5 pollici ed un quarto con una capacità di memorizzazione di dati pari a 360 Kb. Tali dischi non avevano un involucro in plastica rigida ma erano ricoperti di una plastica molto flessibile. Infatti dall’unione delle parole Flexible Plastic Envelope (involucro di plastica flessibile) nacque appunto il nomignolo di floppy che lo ha reso famoso nel corso degli anni. Durante i primi anni ’80 i limiti del formato da 5 pollici e un quarto cominciarono ad essere evidenti, diventando le macchine sempre più potenti. Fu sviluppato un certo numero di soluzioni, con drive da 2,2½, 3 e 3½ pollici (50, 60, 75 e 90 mm) tutte proposte da varie società. Le cose cambiarono improvvisamente nel 1984 quando Apple scelse il formato Sony 90,0 × 94,0 mm per i suoi computer Macintosh,imponendolo di fatto come formato standard negli Stati Uniti. I nuovi dischi da 3½ pollici subirono una rapida evoluzione e ne vennero sviluppati diversi formati: single-side da 360 KB, double-side da 720 KB, a doppia densità e ad “alta densità”, indicato con “HD” (“High Density”) sui dischi stessi, e capaci di immagazzinare 1,44 MB di dati. Un floppy disk è molto simile ad una cassetta a nastro. Entrambi usano una finissima base di materiale trattato con ossido di ferro, entrambi possono registrare informazioni velocemente, possono essere cancellati e riscritti molte volte e sono economici e facili da usare. La differenza fondamentale è che mentre la cassetta a nastro ha un accesso sequenziale, il floppy disk, grazie alla sua struttura circolare, permette un accesso diretto e veloce ai dati (non c’è bisogno quindi di scorrere in avanti o indietro il supporto magnetico come nelle cassette a nastro). La produzione di tali supporti di massa si è arrestata una decina di anni fa ma contrariamente a quanto si possa pensare il floppy non è andato in pensione, periodicamente vengono ancora utilizzati per aggiornare funzioni informatiche di aerei come il Boeing 747 e l’Airbus A-320. A detta degli esperti la motivazione è molto semplice: fino a quando un sistema funziona è meglio utilizzarlo piuttosto che dover poi ricalibrare tutte le compatibilità.

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