Home RubricheFantàsia Fogliano di Corallo – I Parte

Fogliano di Corallo – I Parte

by Cristina Villanova

C’era una volta, nell’era perduta della Fantàsia pontina, un suggestivo promontorio  sormontato da una folta foresta vivace e variopinta. Essi si affacciavano sul mar Tirrenus: erano incantevoli. Circeo, il suo nome, era un essere animato di pietra e alberi, circondato dai suoi cari amici animali. Un giorno, il consueto ripetersi dei loro ritmi fu spezzato  e questi furono testimoni della forza inarrestabile di madre natura: un terremoto. Purtroppo molte cose si persero con il terremoto … e molte mutarono per sempre. I cambiamenti non sono mai semplici, ma attraverso una nuova realtà è possibile intravedere la luce. Il cataclisma aveva trasformato il paesaggio. Un tempo, era un promontorio affiancato da una lingua costiera, mentre ora una presenza inaspettata accompagnava gli antichi e colossali abitanti di quel territorio: un lago. Un piccolo specchio d’acqua separato da una fascia terrestre, al di là di questa il Tirrenus regnava incontrastato. Tutti gli animali sopravvissuti, incuriositi, a poco a poco si avvicinarono al laghetto. Era blu profondo come il vasto universo, ma le sue acque furono ricoperte da un’immensa moltitudine di foglie e nell’osservare tale prodigio, tutti gli animali insieme concordarono nel chiamare il lago Fogliano. Quelle foglie erano verdi come la speranza contenuta in un germoglio, nel quale è racchiuso un nuovo inizio, una nuova primavera. Trascorsero i giorni e il lago iniziò ad animarsi di flora e fauna. Molte piante, cespugli ed alberi si diffusero rigogliosi e ridenti intorno al laghetto stringendolo in un tenero abbraccio e gli animali lo elessero a loro dimora perché era incantevole e tranquillo; lo consideravano il loro custode, una sentinella onnipresente per la selva fogliana. Una selva formata da eucalipti, cipressi, pini marittimi, palme e querce, nella quale vivevano molte specie animali. Anatre, falchi, cigni, tartarughe e molti ancora. In particolare, esisteva un luogo che era il più speciale della selva, nel quale ogni essere poteva trovare protezione e riparo: il Rifugio. Fu la prima struttura di accoglienza ad essere creata subito dopo il terremoto dando ricovero e cure repentine nei momenti di maggior bisogno. Il gufo Tarciso lo creò, era un saggio medico e il più sapiente tra gli animali, conoscitore di antichi rimedi di guarigione per il corpo e l’anima. Questo veniva aiutato dal falco Fulco, vedetta aerea del lago, dall’alto giungeva giù in picchiata con ali spianate e veloce come il vento in aiuto di tutti. Infine, c’era  il cerbiatto Tenerino, amorevole soccorritore di ogni ferito, aveva una parola e un gesto di conforto per tutti. Il Rifugio aveva salvato molte vite, donando guarigione e fiducia a tutti poiché il terremoto fu un evento difficile da superare e nonostante il ritorno alla vita quotidiana di un tempo, rimase un ricordo indelebile come una cicatrice che non ti abbandona.

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