Tutti attendevano nervosamente il Malcandore, presto avrebbe colpito, di nuovo e senza alcuna pietà. Fin quando la città o il regno fosse rimasto in piedi, si sarebbe ripresentato. Fin quando fossero sopravvissuti, fin all’ultimo degli esseri viventi, si sarebbe ripresentato. Fame e frenesia era il Malcandore. Fame di incorporare nei suoi ranghi altri esseri di sabbia e nulla. Frenesia di impossessarsi del potere per piegare al proprio volere ogni cosa, ingiustamente, rendendolo incapace, annientato.
Tutto questo pensavano e sentivano gli esseri viventi di ogni regno marino e per questo, uniti, si erano organizzati ed erano pronti nell’affrontare faccia a faccia, senza trucco o inganno, il Malcandore, orrida creatura, figlia del timore e della paura. Tutti i regni marini avevano unito le forze. Sonorea, l’intero regno, era lì fianco a fianco, dotato della sua Musica Acquea. Il regno di Medusia, di Conca dorata e di Anemos, erano tutti lì. Pesci, meduse, crostacei, cetacei … persino le sirene. Nell’acqua si respirava una inedita e confortante atmosfera, come se la stessa acqua e le stesse alghe concorressero al grande evento che stava per succedere, avvenire. Attesero e infine giunse il giorno in cui lo scontro fu.
Fragoroso e caotico si presentava il Malcandore. Giungeva portando dietro di sé un rumore cupo e vuoto, come ciò che lasciava al suo passaggio, il nulla. Coloro che avevano la disgrazia di imbattersi in questo, andavano a conoscere, per la prima volta, il pericolo e la paura perché non era qualcosa che apparteneva a questo mondo, era il frutto dei torti, degli errori, dell’invidia e della violenza. Era puro male, assordante silenzio. Generato da sentimenti malevoli ed ingiustificati che provenivano dal Sopra Mondo, dalla Terra ferma. Gli esseri dalle due zampe ne erano la causa, venivano chiamati “Uomini”, poiché generati dalla Madre Terra, ma a causa del loro animo astioso ed irrequieto, se ne erano discostati, estraniati. Si servivano della sabbia, ma a quale scopo? Qualcosa avvenne nel Sopra Mondo, nessun essere marino sapeva. Era necessario conoscere e per questo, la battaglia dei regni marini doveva esser vinta, costi quel che costi.
Il Malcandore era un turbinio potentissimo di sabbia e velocità, era un uragano marino che si imbatteva nel mare e risucchiava la sabbia all’interno di sé e coloro che lo osservavano, ne rimanevano terrorizzati e scoraggiati non riuscivano a reagire. Così, senza rendersene conto, venivano trasformati in sabbia, e poi nulla più … Ma questa volta, tutto era diverso.
Nel momento in cui l’unione fa la forza, e si lotta per uno scopo che va oltre l’individuale e il singolo, ogni cosa cambia. Il Malcandore giunse e con grande forza si abbatté, ma ciò che si trovò dinanzi era qualcosa di nuovo ed inaspettato. La Musica Acquea Sonoreana dei cavallucci marini squarciarono il Malcandore, provocandogli ferite profonde. Inoltre, tutti gli esseri degli altri regni suonarono della musica, ognuno con i suoi strumenti tradizionali e la loro voce concorse al fine di creare quel gran Concerto Musicale Marino Valoroso costituito da finalità e valori comuni. Il Malcandore era stato annientato. Fu sconfitto non perché non fu abbastanza forte da affrontare miliardi di esseri marini, non mancò di determinazione e di ferocia nell’essere la morte che affronta la vita … Fu annientato poiché dinanzi alla caparbia volontà di vivere, nulla si può … dinanzi alla tenace forza della condivisione e della cooperazione, nulla si può … solo soccombere.